Testo critico di Franco Margari (2020)

Simone Cioni è un artista onirico, dipinge i suoi sogni con immagini apparentemente ingenue ma profonde nel loro significato, come storie vissute in un’altra dimensione, come poesie visive con le quali accompagna l’osservatore in un mondo fantastico dove tutto si può e tutto si è. Sono immagini le sue che ci fanno vivere sensazioni speciali e fanno emergere la parte migliore di noi, dopo aver visitato una sua mostra se ne esce migliori.

FRANCO MARGARI

Testo critico a cura di Selina Fanteria (2019)


Un appassionato e sinuoso pellegrinaggio.

Amor ch’al cor gentil ratto s’apprende,
prese costui de la bella persona
che mi fu tolta; e ‘l modo ancor m’offende.
Amor, ch’a nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer sì forte,
che, come vedi, ancor non m’abbandona.
Amor condusse noi ad una morte.
Caina attende chi a vita ci spense.

L’artista parte proprio dalla reinterpretazione pittorica di questo bellissimo canto, ovvero il V dell’inferno. Siamo nel secondo cerchio infernale, in cui sono puniti gli incontinenti, cioè coloro che non riuscirono a frenare gli istinti, pur in sé non riprovevoli, e a contenerli entro i limiti della ragione. Vi sono coloro che si lasciarono trascinare dal desiderio carnale e ora sono travolti, percossi, sbattuti crudelmente da una perenne bufera, senza poter scegliere la propria direzione. Il dipingere è altrettanto travolgente e impetuoso per Cioni, e diventa una dolcissima via di fuga. Ben lo si può notare nei sui quadri connotati da colori accesi e vivaci, non cupi e inquietanti, che esprimono vitalità forza, voglia di vivere e desiderio di andare avanti, di proseguire, di innamorarsi. L’arte crea un sentimento travolgente, viscerale, che lo si può ben collegare a questo straziante e commovente V canto, dalla semplice parola Amor. Queste famosissime terzine si aprono tutte con quest’ultimo vocabolo, sintesi del bruciante sentimento e qui nello specifico del dramma di Francesca. Un dramma con il quale l’artista entra in empatia. Non a caso questo ciclo dedicato alla Divina Commedia di Dante è nato in quanto l’artista è stato incuriosito ed attratto dall’appassionate storia d’amore di Paolo e Francesca, la quale lo ha profondamente commosso. Un amore che fa soffrire, un sentimento che come univa indissolubilmente i due amanti in vita, lo fa ancora adesso durante la morte. Partendo proprio da questo l’artista ha iniziato a leggere tutto il capolavoro dantesco scegliendo volta per volta quei poemi che più lo toccavano nel profondo. Un’arte quella di Cioni appassionata e consapevole che ci trascina nei meandri della Commedia attraverso uno sguardo diverso, innamorato e affascinato. Il viaggio di Dante ha lo scopo di indicarci la via verso la salvezza, e di mostrarci l’itinerario che tutti noi dobbiamo percorrere per arrivare alla redenzione. Un pellegrinaggio che esplora sin nell’intimo l’umano animo. Così Cioni costruisce il suo viaggio attraverso una visione incantata, particolare, sognante della Commedia, un “sogno onirico”:

Il surrealismo si fonda sull’idea di un grado di realtà superiore connesso a certe forme di associazione finora trascurate, sull’onnipotenza del sogno, sul gioco disinteressato del pensiero. Tende a liquidare definitivamente tutti gli altri meccanismi psichici e a sostituirsi ad essi nella risoluzione dei principali problemi della vita .

L’artista realizza in primis il disegno attraverso il quale riesce a fissare quegli attimi fuggenti che caratterizzano i sogni. In seguito l’opera si struttura attraverso una pittura che riesce a mettere assieme tecniche differenti, infatti vengono utilizzati colori ad olio, matite acquerellabili, gessetto e acquerello. Uno stile pittorico che si rifà e reinterpreta, attraverso il suo colorismo, le colonne portanti del surrealismo. Una realtà altra viene descritta e ci viene narrata: il sogno, il desiderio di Dante, prende forma in figure, esce dalla carta scritta e ci si palesa davanti ai nostri occhi. Una pittura fluida, dove forme sinuose si uniscono in maniera elegante ed omogenea tra loro, sembrano quasi fatte tutte assieme, con un unico pennello, con un’unica stesura di colore, che sembra non staccarsi mai né dalla tela né dalla mano dell’artista. Figure che certamente strizzano l’occhio ad un elegante stile Liberty: un'ispirazione che trae diretto spunto dalla natura, di cui studia gli elementi strutturali, traducendoli in linee dinamiche e ondulate, dove semplici figure sembravano prendere vita ed evolversi naturalmente. Così il nostro artista realizza eleganti figure che si muovono in una selva di accesi colori che illuminano tutta la composizione; la quale è costellata da una moltitudine di oggetti ed elementi tipici della poetica di Cioni, che ricorrono infatti in moltissime delle sue opere. Le farfalle sono rappresentazioni angeliche che simboleggiano attraverso le loro ali la libertà, gli alberi la vita, l'acqua la purificazione, le candele il lume della conoscenza. Viene così ritratto l'uomo e la sua condizione esistenziale. I cromatismi, le forme, le linee e le prospettive acquisiscono una connotazione “simbolista”:

È tempio la natura dove a volte parole
escono confuse da viventi pilasti
e che l’uomo attraversa tra foreste di simboli
che gli lanciano occhiate familiari

Un viaggio attraverso personalissimi simboli, che non solo ci fanno penetrare nel racconto dantesco, ma anche nella mente e nell’animo più profondo del nostro artista. Opere che fanno immergere lo spettatore all’interno dei loro meandri, al punto di entrare in rapporto stretto con ciò che è rappresentato. Cioni attraverso la sua immaginazione reinterpreta il viaggio di Dante, dando ai suoi quadri delle connotazioni fiabesche, sognati che ben narrano le peripezie del poeta. Affascinati opere in grado di conquistare chi guarda. La Commedia diviene così una favola sognata, sviluppatasi dentro la mente dell’artista, il quale riesce a riportare quest’incanto su tela; e con uno sguardo è sempre più attento nel riprendere i dettagli, diventa un acuto osservatore, e nel nostro specifico caso un avido e appassionato lettore. Un’arte in continuo movimento, caratterizzata da una continua ricerca. Cioni sembra così effettivamente incarnare, in chiave contemporanea, il curioso eroe Ulisse. Quest’ultimo all’interno dell’inferno si trova tra i consiglieri fraudolenti, i quali sono celati da una fiamma che vuol rappresentare le vie e le arti nascoste che essi utilizzarono in vita per perseguire i propri scopi, nel caso specifico di Ulisse per soddisfare il suo bisogno di conoscenza, e l'ardore che li animò, incuranti delle conseguenze negative che il loro agire avrebbe comportato sugli altri. Dante così punisce Ulisse a causa della sua sete di sapere; in vita non si può conoscere tutto, alcune cose devono rimanere un mistero ed altre si possono solamente apprendere dopo la morte.

né dolcezza di figlio, né la pieta
del vecchio padre, né 'l debito amore
lo qual dovea Penelopé far lieta,
vincer potero dentro a me l'ardore
ch'i' ebbi a divenir del mondo esperto,
e delli vizi umani e del valore;
ma misi me per l'alto mare aperto
sol con un legno e con quella compagna
picciola dalla qual non fui diserto.

L’arte di Cioni è caratterizzata dalla ricerca e dallo sviluppo di un personalissimo stile pittorico. II suo percorso va avanti, progredisce e si sviluppa. Ne è certa testimonianza questo stupendo ciclo dedicato ad una pietra miliare della letteratura mondiale. Sfida non facile da affrontare e intraprendere, ma che il nostro pittore raccoglie ed elabora in maniera magistrale. Si confronta con il suo tempo e sente di dover ricercare uno stile personale. Un guanto che viene raccolto in maniera coraggiosa, tenendo ben alto lo sguardo, sfidando gli ostacoli e le avversità. Proseguire, andare avanti, sviluppare una pittura intima, privata, sono proprio queste le doti del nostro autore, la sua forza. Nonostante le avversità che la vita gli ha posto davanti è riuscito a reagire. La sua arte nasce dal silenzio perché la mancanza di udito lo ha portato ad ascoltare attentamente se stesso più che i suoni esterni, e attraverso questo ascolto è riuscito a creare delle visioni, frutto della sua immaginazione. Una pittura che in maniera ossimorica nasce anche dalla musica, dal suono degli strumenti che interiormente costruisce, i quali creano dentro di lui sensazioni e immagini. Inoltre altro media fondamentale, in special modo all’interno di questo ciclo pittorico dedicato alla Commedia, risulta essere la letteratura, la quale consente di intraprendere un favoloso viaggio attraverso la fantasia e l’immaginazione. Lo sguardo è per il nostro artista un senso fondamentale da sfruttare, che lo porta a osservare attentamente le cose, le persone e la natura che lo circondano. Tutto ciò che lo contorna gli racconta storie che poi vengono impresse sulla tela. Non vi è creazione senza sofferenza, senza impegno e sforzo. Dante ha pensato ed elaborato una struttura perfetta e sofisticata, creata durante il suo esilio dal 1308 al 1320, periodo traumatico per il poeta, basata sul rapporto dell’uno e del tre, numeri perfetti a somiglianza di Dio: che è uno e trino. Tre sono le cantiche, corrispondenti ai tre regni dell’oltretomba, trentatre sono i canti di ciascuna cantica più uno di introduzione generale. Ciascun canto è costituito da terzine che, legate l’una all’altra per lo stretto gioco delle rime, si chiudono in un solo verso che risponde alla rima seconda dell’ultima terzina e conchiudendo tutta la serie. Così il nostro artista, fedelissimo all’organizzazione dantesca realizza trentatre dipinti: undici rappresentati l’inferno, undici il purgatorio e undici il paradiso e un ulteriore dipinto, che diventa introduttivo di tutto il ciclo pittorico, rincalcando pedissequamente il Poeta fiorentino. In quest’ultimo troviamo Dante in primo piano intento a scrivere circondato dai sui pensieri e da tutti quegli elementi che compongono la Divina Commedia; dietro questo vi è il nostro pittore, intento nella pittura e nell’ascolta le parole del Poeta dalle quali trae ispirazione per le sue opere. Un angelo mette amorevolmente la mano sulla spalla, un gesto fraterno, protettivo, come se volesse sostenerlo e vegliare su di lui. Quest’affettuoso angelo diventa elemento importantissimo, si carica di altre emozioni e significati, rappresenta infatti un carissimo amico dell’artista scomparso. Su tutta l’opera campeggia un accesissimo sole, che illumina la scena, che ci sprona ad andare avanti, che diventa un faro che ci indica la via verso la conoscenza, l’amore. Cioni così raccoglie idealmente il testimone che Dante gli porge.

SELINA FANTERIA

Testo Critico (2018)
di Mariano Boschi


La pittura di Simone Cioni e' un viaggio last-minute.

E' come se, colti di sorpresa da un amico che ci vuol fare un'improvvisata, venissimo "rapiti" verso lidi mai esplorati prima, verso orizzonti inattesi, terre di cui poco sappiamo. Un viaggio ha sempre un inizio ed un termine, ma davanti all'immaginario mondo di Simone il percorso sembra assumere traiettorie circolari che vanno a scavare in profondita' una realta' umana molto spesso dimenticata, proprio come la Piccola Fiammiferaia.
Immaginazione e realta'. Italo Calvino scriveva che "la fantasia e' un posto dove ci piove dentro", da quanto questi due mondi cosi' apparentemente lontani, si possano trovare a condividere il solito pianerottolo di casa.
Ecco che tutto cio' va a minare le nostre certezze. La prima, istintiva, reazione puo' essere quella di uno spaesamento totale: perdiamo la bussola, non ci sono più riferimenti, ne' appigli, ne' possiamo fare appello all'esperienza pregressa di fronte alle opere sognanti del Cioni.

L'esperienza, appunto. La chiave di lettura puo' essere questa parola. Che valore gli diamo? Quale il significato profondo di tale termine? Se per esperienza intendiamo qualcosa che rimandi al concetto di conoscenza, allora di questo metaforico viaggio pittorico ricorderemo ben poco, una volta tornati a casa. Con questo tipo di impostazione, e' come se ci mancassero gli elementi per capire, e' come se ci fossimo persi qualcosa di fronte ai paesaggi estatici e trasognati del Cioni.
Quale allora l'atteggiamento da tenere? Sicuramente la fiducia e l’abbandono devono essere in cima alla lista delle regole del nostro "viaggio". Dobbiamo infatti aver fiducia di un timoniere sicuro e affidabile come Simone: ci vuole trasmettere che i nostri schemi mentali, le regole che ci siamo imposti rappresentano talvolta delle appendici inutili, che potrebbero sbilanciare ulteriormente il nostro gia' claudicante cammino.
Occorre dunque abbandonarsi a cio' che vediamo, dimenticandoci per un attimo di cio' che siamo nella vita, del ruolo che ricopriamo, dei preconcetti che una societa' stereotipata e omologata, come quella in cui viviamo, tende ad affibbiare a cose e persone.

Ecco allora che grazie a questo stato d'animo libero da ogni orpello, tutto riprende colore e vorremmo proprio essere come uno dei personaggi rappresentati dal Cioni, o come ciascuno degli animali che popolano i suoi dipinti: la farfalla, per volare liberi senza preoccupazioni; la lumaca, per goderci quel tempo che molto spesso rincorriamo e che mai raggiungiamo fino in fondo; il gabbiano, per volare in un cielo fluido e denso e goderci dall'alto sia i flutti sia le immense distese fiorite, gli alberi le cui chiome ed i cui fusti sono resi con quelle caratterizzanti volute pastose che solo a Santa Maria a Monte, celebre per la sua forma a spirale, potevano trovare il giusto spessore.

MARIANO BOSCHI

Dal giornale "LA TOSCANA"
A cura di Filippo Lotti
Ottobre 2014
Un viaggio attraverso la pittura fantastica dell’artista pisano Simone
Cioni che espone le sue opere pittoriche a Lucca nella mostra
personale dal titolo “Racconti onirici” nella sala comunale Corte
dell’Angelo, nel cuore del centro storico della città.
La mostra, patrocinata dal Comune di Lucca e che fa parte del
cartellone degli eventi del settembre lucchese 2014, presenta una
ventina di opere realizzate dall’artista nell’ultimo periodo: dieci
pitture ad olio e altrettanti acquarelli.
«Ho scelto di esporre le mie opere - dice Cioni - anche in questa
bella città ricca di storia dove c’è un’atmosfera magica e che è
abitata da gente meravigliosa, orgogliosa e fiera».
È una pittura apparentemente semplice, quella di Cioni, che nasce
da un gesto limpido e cristallino, legato al mondo onirico e della
fiaba. Eppure ad una lettura più approfondita emergono le sue
origini, basate su continue citazioni dedicate ai grandi maestri del
passato: dal Rinascimento ai giorni nostri. Una pittura della
corrente “fantastica” che trova le sue radici e i maestri più
rappresentativi proprio nella nostra Toscana. “Ai confni della realtà”
è il titolo di un intrigante quadro di Simone Cioni ma è una
definizione calzante anche dell’intera sua opera pittorica.
Infatti l’universo artistico di Cioni è borderline, sta mirabilmente in
bilico fra fan- tasie e realtà, fra realismo e magia, fra serio e faceto.
«Un quadro - continua l’artista - è stato ispirato dalla storia di una
ragazza delusa dall’amore e dal lavoro a cui teneva molto. Con
coraggio e con forza d’animo affronta la vita e decide di partire di
notte con il treno. Un’altra è quella di un giovane giornalista che
vuole informare con imparzialità.Viaggia sulla sua barca in un mare
di menzogne ed il suo comportamento è deciso e determinato e
tiene la verità racchiusa nella valigia. Sono storie di persone
“normali” che io considero importanti perché vogliono costruire la
loro vita e quando cadono si rialzano e quando prendono una
decisione sono risoluti».
Indubbio colorista, permette al fruitore di entrare nel suo mondo,
lasciandolo ammutolito e stupefatto davanti alla manifesta teatralità
di una naturale fantasia che permea ogni centimetro quadrato di
qualsiasi suo lavoro.
Un mondo popolato da piccoli personaggi, che altro non sono se
non figli di un’intenzionale metafora della vita stessa e che
rappresentano coloro ai quali è consentito poter fare di tutto: volare,
amare, sognare. “Omini” che popolano un mondo fatto solamente
di colore e poesia e che hanno fatto del loro sogno la vita stessa.
Cioni raffigura personaggi, oggetti, animali reali trasferendoli, però,
in un mondo altro, nel suo mondo apparentemente stralunato ma
saldamente ancorato alla realtà dai messaggi chiari e diretti che
trasmette anche se li filtra attraverso l’uso di colori fiabeschi e di
armoniche rotondità barocche che li traslitterano facendoli
apparentemente sembrare naif.
I cappelli che calzano i meditabondi “omini” delle sue tele,
somigliano molto ai cilindri dei prestigiatori sempre pronti a far
fuoriuscire mirabolanti sorprese, così come le valigie assemblate su
un navicello sospinto dal vento verso ottimistici lidi o come i cassetti
chiusi dai quali si intravedono i tubetti dei colori, pronti ad uscire ed
essere utilizzati come misteriosa alchimia capace di trasformare il
quotidiano in soprannaturale, o i pacchi natalizi che possono solo
riservare piacevoli sorprese.
Il tutto accarezzato dallo svolazzare di variopinte farfalle e da
uccelli in volo verso chimerici orizzonti, meta anche di leggiadre
lumachine che, in controtendenza con i tempi, si avviano anch’esse
verso un radioso futuro con i ritmi blandi di chi ha ben impressa in
mente una filosofia di vita che tende verso l’immanente anziché
verso un più prosaico e volgare imminente.
«Essendo non udente - dice Simone Cioni -, da sempre sono
portato ad ascoltare me stesso e ad osservare le cose, le persone,
la natura e quello che avviene intorno a me e che ho cercato di
raccontare dipingendo. Sono storie immaginarie, a volte oniriche
mentre altre sono nate dal racconto di persone che ho conosciuto a
Lucca. Persone che hanno sofferto, persone che hanno saputo
affrontare i loro problemi, persone che non si sono arrese e che
amano la loro città». La pennellata è pastosa, quasi sempre
circolare che è indice - a detta dell’artista - di una voglia di
coinvolgere, con metaforici abbracci, il lettore.
Un desiderio, quello di rendere complice e di stupire al tempo
stesso, colui che guarda come si stupisce Cioni di fronte alla magia
- quella sì - dell’ultima pennellata sull’opera adagiata sul cavalletto.
In quell’istante, in quel preciso momento, coglie l’attimo per
trasportare tutti noi, con pindarici voli, attraverso un viaggio
fantastico nell'universo dell'immaginario.
Filippo Lotti

INCANTESIMO e SVELAMENTO NELLE OPERE DI SIMONE CIONI
ROYAL VICTORIA HOTEL
PISA dal 5 al 27 ottobre

Il via sabato 5ottobre p.v. alle 17,30 al “Viaggio nei miei sogni” la mostra di Simone Cioni , che si terrà al Royal Victoria Hotel , in lungarno Pacinotti, 12 .

L’artista giovane, ma con un curriculum già nutrito di esperienze artistiche e espositive, dopo una formazione classica, mette da parte la lezione dei maestri del primo novecento e sperimenta, cerca e trova il suo stile. Da questo momento i contenuti rappresentati si riferiranno costantemente a tematiche a lui care, come la metafora delle farfalleMche rappresentano le “ali” della libertà,gli alberiMche sono la vita, l’acqua, l’ombra, i paesaggi notturni con le stelle, l’amore, e l’uomo nella sua condizione esistenziale. Inizia così grazie a questo linguaggio pittorico carico di simboli ,il suo periodo surrealista .

Anche questa nuova mostra infatti e’ un vero e proprio viaggio surreale, che ha come itinerario il superamento della razionalità attraverso l’elaborazione di situazioni oniriche , una crociera per scandagliare la profondità dei mari dell’inconscio e visitarne i segreti ancestrali.

Da qui la magia e l’emozione intensa della visione di mondi , situazioni e personaggi che si liberano dalla sua fervida immaginazione e si fissano sulle tele, mediati dal subconscio ,con la straordinaria capacità di calarci in un sogno pieno di sogni, in una veglia fantastica , evocativa dell’infanzia e connotata da un ‘ armoniosa e ricca gamma di cromatismi, dove l’arancio e il rosso riscaldano sempre e comunque l’azzurro e il blu.

Un incantesimo, dunque, ma anche una illuminante rivelazione dei misteri dell’ignoto e dell’inconscio, che grazie alla proprietà del Royal Victoria Hotel, che ha promosso l’iniziativa con il patrocinio del Comune di Pisa, sarà possibile vivere fino al 27 di ottobre ogni giorno dalle 10,00 alle 21.00.

Le variopinte opere di Simone Cioni,
brulicanti di farfalle, di alberi, regine e
giocolieri, sorprendono l'osservatore per la
loro vivacità, per il loro sognante e
fiabesco cromatismo.
L'originalità del suo lavoro sta nel costante
clima manifestamente di spettacolo, di
finzione rapida celermente rappresentata,
così da non permetterci o, ancora meglio,
autorizzarci, nessuna illusione di realtà
stabile.
Il pigmento è steso con fare mosso, contrappunti di suggestiva timbricità; un'atmosfera rarefatta, appena scalfita da un
fremito di luce, dalla vibrazione del colore
che suggerisce un mondo di favola gioiosamente giovane, dove tecnica e
razionalità sembrano sfumate in una
fervida fantasia.
Stefano Barbieri
Presidente Associazione Arte a Livorno

L’esperienza della realtà, nella civiltà attuale, è molto legata all’immagine, il che rende accettabile che si possa
dire qualcosa, anche senza specifica competenza tecnica, sull’opera di un pittore che certamente richiederebbe,
anzi meriterebbe, un discorso in grado di addentrarsi nella complessità costruttiva e nella ricchezza espressiva
della sua pittura, mentre può essere, però, forse, anche interessante conoscere le impressioni che il suo lavoro
suscita in un osservatore qualunque.
Nel caso di Simone Cioni, è possibile dire, fin dalla prima impressione, la sua pittura sprigiona una
forza vitale che fin da subito coinvolge l’osservatore. Essa scaturisce da forme dinamiche e in movimento che
si esprimono attraverso molteplici e ricorrenti linee sinuose e curve che formano come dei vortici,in un
continuo muoversi e quasi rincorrersi, ora sotto forma di nuvole, ora di onde, ora di movimenti tellurici della
terra stessa. Certo, è il gioco del colore e la suggestione della luce che determina questi effetti di dinamismo, di
spinta quasi verso una uscita dal quadro, ma se non ci fossero quelle forme circolari, quelle volute ondeggianti
che imprimono al soggetto una perenne vitalità, la luce ed il colore risulterebbero statici e puramente
“descrittivi”. Mentre in queste opere si ha l’impressione che niente venga “descritto” ma, piuttosto, che tutto
“viva” di una vita interiore, di una vicenda che trascende la semplice rappresentazione dell ‘hinc et nunc di ciò
che viene rappresentato (la torre di Matilde, la colazione sulla spiaggia, la casa in montagna etc.), e che tutto
invece esorbiti verso l’esterno: la natura, l’orizzonte cosmico (le stelle, il mare, il profondo cielo).
Anche dal punto di vista simbolico, questa pittura appare piena di movimento e di forze instabili, affidata com’è
ad elementi fluidi, volanti, come ad es. le farfalle presentissime, o come anche le rotonde lumache, solo
apparentemente statiche e lente.
Insomma un Eden mai scomparso dal vissuto fantastico di questo pittore, che, anche nel colore esibisce, un
immaginario mobile, fatto di mescolanze piuttosto che di colori fermi e rigidi:
preferenza per i blu/turchesi, i bianchi/grigi, i neri/bruni nella prima fase, o i gialli/rossi, gli arancione/ocra,
nella tavolozza ulteriore, che si arricchisce anche di elementi forse più drammatici, ai quali danno evidenza
colori più cupi, a volte, sulla gamma del marrone, del nero.
Comunque, non c’è mai stasi, in questa pittura; il colore stesso non sta mai fermo, rifiuta di essere definito, non
accetta statuti limitanti, ma esce continuamente da se stesso per sfumarsi e confondersi, andando verso abbracci
cromatici veramente stupefacenti. Perfino il colore della sabbia è un miscuglio di gradazioni impercettibili, o la
distesa di quel mare verso il quale si volge perennemente il bagnino, o il custode o il semplice osservatore (il
pittore stesso), dalla sua posizione evidenziata, quasi aerea, sul tetto/cornicione della capanna.
Insomma, questa pittura è piuttosto una musica, in forma di una suite infinita di motivi che crescono l’uno
sull’altro, con un andamento pieno di temi, e di variazioni, e di movimenti tesi a creare una festa delle cose,
della natura, dell’interiorità che si esprime, delle passioni che emergono, come in una fantasmagorìa ala Gaudì,
per creare una vera “sinfonia”.
E non c’è da meravigliarsi che questo andamento creativo così “musicale“ scaturisca da colori e forme
pittoriche: le arti si parlano tra loro, al di là delle nostre logiche misure e catalogazioni umane.
Prof.ssa Lia Fava Guzzetta

L’Associazione culturale RossoBlu, è attiva a Ponsacco dal 2008 e ha
come obbiettivi il recupero delle tradizioni popolari della nostra comunità,
la valorizzazione di personaggi e artisti locali che possono contribuire a
tenere alto il nome del paese, il contributo alla crescita culturale del paese
stesso attraverso iniziative di approfondimento di tematiche legate al
territorio..
Ha già all’attivo alcune esperienze nel campo della solidarietà in
collaborazione con l’AGBALT e la Clinica Oncologica Pediatrica
dell’Ospedale di Pisa, una serie di conferenze di natura ambientale e la
presentazione di diversi libri di rilevanza locale.
In questa ottica si colloca la personale di Simone Cioni, giovane pittore di
notevole valore, ma sconosciuto ai più.
Simone è cresciuto a Ponsacco e si è avvicinato alla pittura dopo una
esperienza scolastica di tutt’altro genere, impegnandosi assiduamente in un
percorso di progressiva evoluzione, che l’ha portato a perfezionare nel
tempo la sua tecnica espressiva e ad ampliare i suoi orizzonti legati in un
primo momento alla realtà e al contingente.
Non sta a me emettere giudizi artistici sui quadri di Simone; è un compito
questo, che lascio volentieri ai critici e agli addetti ai lavori.
Quello che invece posso testimoniare, da profano, è la grande e mozione
che suscitano in me i suoi quadri; da tutti, indistintamente, emerge
un’interiorità, una dolcezza,una profondità, che denotano la grande
passione che egli mette nel proprio lavoro e un’altrettanto grande voglia di
crescita.
Il mio augurio e quello dell’Associazione è che questo sia solo l’inizio di
un percorso ricco di soddisfazioni e di successi.
Bernardo Venagli
Presidente Associazione
Culturale RossoBlu

Simone Cioni , "Inno alla Gioia" olio su tela,
Livorno, Collezione dell’Artista.
“…Sarebbe davvero sorprendente …che il suono non potesse suggerire il colore,
che i colori non potessero dare l’idea di una melodia, e che il suono e il colore
fossero impropri a tradurre le idee”. Così scrisse Charles Baudelaire nel 1861.
Niente di più attuale: MUSICA = PITTURA e LIBERTA’ INTERIORE = LIBERTA’
ESPRESSIVA. Sono queste le due equivalenze chiave per capire una tra le più
importanti opere di Simone Cioni e della sua inesauribile ricerca creativa, che
coincide qui con un INNO ALL’ARMONIA DELLE ARTI, a sua volta origine di
un’AROMIA UNIVERSALE univoca, totale e pervasiva. Tutto potrebbe nascere
dall’ascolto di una cassetta musicale: troppo forte e chiaro è il riferimento del titolo
al capolavoro di Ludwig Van Beethoven e di Friedrich Schiller, ma strettamente
intimo ed emotivo è il processo creativo che porta l’artista a metabolizzare altra
arte, o meglio una più omnicomprensiva ARTE ALTRA (musica e letteratura,
soprattutto), in elementi poetico-quotidiani, in un processo che approda,
nell’emozione di un attimo (che è mentale, e non temporale), alla trasformazione
delle note musicali e dei versi poetici in elementi figurativi estremamente semplici:
le farfalle. La MUSICA è quindi una tra i protagonisti dell’opera, paradossalmente
elemento silenzioso, ma importante per far scattare il gesto creativo che libera il
vortice di farfalle da un’ORIGINE (divina?). La FARFALLA nell'arte è simbolo della
spiritualità dell'anima capace di divincolarsi dalla materia bruta così come la
crisalide dal suo bozzolo. Questo insetto può voler rappresentare l'assurgere della
mente umana, attraverso le sfere percettive umane, alla forza della conoscenza.
Nel caso specifico della pittura del Cioni, le farfalle, indiscusse protagoniste
dell’opera, turbinano in una spirale metafisica colorando la dorata AURA
circostante. E’ proprio questa spirale colorata, centrata in una superficie pittorica
quadrata, a catturare lo spettatore, che compartecipa subito all’Inno alla Gioia di
Simone, ritrovandosi ben presto voce fondamentale di un coro. D’altra parte
l’opera non presenta mezze misure né a livello contenutistico, né a livello di
fruizione emotiva: è per questo che può essere considerata una sorta di manifesto
pittorico dell’arte di Simone Cioni. A livello contenutistico, infatti, le farfalle,
elemento naturale, quindi vitale, sempre in prima linea nella sua pittura, riempiono
in modo parossistico la tela. Lo studio naturalistico della farfalla quale insetto
multicolore è elemento di partenza, come si era già detto per l’ispirazione dalla
musica di Beethoven. Si notano specie esistenti in natura, sia in Europa che in altri
continenti. Molte farfalle, invece, ESISTONO pittoricamente insieme alle altre, ma
NON ESISTONO in natura. La loro esistenza ha luogo prima di tutto in quella
dimensione, cara al pittore, che è quella intellettiva dell’artista che trasforma, nel
momento di maggiore intensità emotiva, la gioia della piccola cosa viva, in grande
e potente energia di vita e colore, che illumina e dà potenza ad ogni cosa,
all’unisono con l’UNIVERSO. A livello cromatico, la loro esistenza, prende forma su
una superficie catarchicamente colorata, dove le pulsazioni dei gialli e degli
arancioni si lasciano ritmare dai colori più freddi e dai bianchi, come se fosse il
colore ad aver bisogno, a livello sia formale che pittorico, di nuove specie di
farfalla. Questo può avere luogo grazie sia alla notevole cultura del colore che il
Cioni porta avanti come credo pittorico e motivo di vita, sia al fatto che egli
prediliga un atteggiamento olistico riguardo la ricezione degli stimoli esterni e
dell’opera d’arte come prodotto unico, ma che può farsi anche personale chiave
per capire le leggi armoniche dell’universo. Da un’attenta osservazione potremmo
notare anche come il potenziale cromatico dell’opera si trasformi anche in una
sorta di energia termica. Il plusvalore cromatico viene organizzato dal movimento
ottico- lineare della SPIRALE centrifuga che origina da un centro luminoso, forse
magma vitale e ORIGINE di creazione, in stretto rapporto tonale con tutti gli altri
elementi, ed anche in rapporto con l’animo dell’artista, così prossimo al divino e
alle sue manifestazioni. Simone Cioni non tiene per sé l’Inno alla Gioia, ma lo
condivide: vuole che esso risvegli gli animi di chi lo guarda, che ciascuno senta la
forza dell’emozione, e ci riesce. Non è però una semplice trasposizione di musica e
poesia in pittura, perché solo inizialmente il coinvolgimento rimane a livello
percettivo- emozionale. La potenza di tale spirale, che si connota anche come Sole,
o ASTRO VITALE, ci trascina presto su un livello intellettivo- metafisico. Si medita
sulla potenza della vita e del colore, sull’energia che pervade ogni cosa. E’
un’energia che crea e libera contemporaneamente, che fa leva sul calore di ogni
attimo vissuto. Il binomio GIOIA – VITA si radica nella cultura europea a partire
dalle filosofie positiviste di inizio ‘900. Nell’arte, però, già in periodo romantico,
attraverso i potenti strumenti metapittorici del pittoresco e del sublime, si iniziano
a smuovere gli animi dei suoi fruitori ad ogni livello. L’approccio olistico viene
rilanciato a fine ‘800 dalla rivoluzione culturale operata da Richard Wagner e dal
suo concetto di opera d’arte totale, che finirà per mettere in crisi il Romanticismo
stesso, portandolo alle sue estreme conseguenze. Come ha detto Adorno, il sogno
wagneriano di totalità “deve celare tutte le saldature dell’artefatto, la sua
differenza, cioè, dalla natura; esso implica proprio l’alienazione radicale di tale
spontaneità di natura che la creazione unitaria, ponendosi come natura seconda,
vorrebbe far dimenticare” (“Versuch uber Wagner”, 1952). I termini di “ebrezza”
(che in Nietzsche è la natura dionisiaca) e “sogno” ricorrono spesso nei commenti
alle opere d’arte di quel periodo. Simone Cioni risveglia oggi con il suo Inno alla
Gioia la volontà di potenza che è insita in noi osservatori, in quanto uomini. E’ da
questa molla emotiva che si libera potente la vita, che rapisce, ordina, scalda e
apporta senso ad ogni elemento del creato. Per quanto riguarda l’implicito
simbolismo cioniano, si ritorna volentieri ai concetti di “natura altra” o
“sovranatura”, che è uno degli assi portanti del Simbolismo dell’ultimo ventennio
del sec XIX. Di nuovo il Baudelaire del 1861 a proposito della musica di Wagner: “…
Ho provato la sensazione di una chiarità più viva, di una intensità di luce che
cresceva con tale rapidità che le sfumature del vocabolario non basterebbero ad
esprimere…ho concepito pienamente l’idea di un’anima che si muova in un
ambiente luminoso, di un’estasi fatta di voluttà e di conoscenza, planante al di
sopra e molto al di là del mondo naturale”. Sarebbe inutile soffermarsi sulle
incredibili analogie tra la descrizione del poeta francese e l’ “Inno alla Gioia” di
Simone Cioni. La figura retorica pare concretizzarsi sulla tela, divenendo possibile,
a distanza di tempo, come atto di grande coraggio in una società che vede nel
tramonto delle forze vitalistiche e positive la propria chiave interpretativa. L’opera
del Cioni si allontana però da quegli aspetti del decadentismo che vogliono trarre
da tutti i sensi ogni possibile piacere, arrivando ad una ricostruzione dell’universo
totalmente artificiale. La sua arte è primigenia e naturale lezione di vita per l’uomo
contemporaneo. Il suo semplificato romanticismo, la pennellata naif rendono
immediato un messaggio assai complesso: un’operazione artistica apportatrice di
importanti rivelazioni interiori. Davanti a questa tela, continueremo a meditare e a
farci ancora molte domande, simili a quella che troviamo scritta da Jules Verne in
“Intorno alla Luna” (1870): “Che spettacolo! Quale penna potrebbe renderlo, quale
tavolozza sarebbe così ricca di colori da riprodurne la magnificenza?”.
Damiano Tonelli Breschi

Simone Cioni, "LE STELLE", 2010, Olio su Tela
Livorno, Collezione dell'artista
di Damiano Tonelli Breschi


Questa opera introduce ai nuovi notturni di Cioni.
La novita' non e' nel soggetto, ma nel modo in cui una notte che sveli alcune intime rivelazioni possa portare a parossistiche epifanie della natura.
Le stelle hanno da sempre affascinato artisti. Per Cioni il LONTANO, il SILENZIO, la LIBERTA' sono da sempre elementi imprescindibili del fare pittura. Certo e' che in questa tela del 2010 si incontrano due (e piu') mondi, su diversi piani: ritornano infatti le farfalle e le chiocciole colorate (diurne nei colori) che in falsa prospettiva ci invitano sulla tela ad entrare in contatto con il ghiaccio, rischiarato (ed emotivamente anche riscaldato) dalle STELLE. Quest'ultime illuminano, rischiarano, rasserenano, danno spettacolo.
Le ombre delle creaturine si dilatano a terra e le montagne frenano a malapena lo slancio fantastico e poetico del pittore, che ora e' anche quello spettatore. Il fare pittorico di linea-colore, perfezionato dal Cioni nel corso del suo iter artistico, stempera l'inquietudine sottintesa nella idea di NOTTE.
Gia' nel mondo naturale, prima ancora che in quello della fantasia, la notte e' un momento vitale non meno importante di quelli diurni: di fatti e' di notte che piu' si sogna, ed il SOGNO non e' altro che una massimizzazione del potenziale lirico e fantastico insito in ogni mente e corpo che sentano prima di pensare (cioe', pensare con i sensi). Il pennello scivola qui accarezzando gli elementi del quadro, per poi vorticare nelle stelle, coprotagoniste dell'opera.
Il piano terrestre offre la meraviglia della vita naturale animata, la piu' vicina alla realta', mentre altrettanto meravigliosi sono gli elementi naturali inanimati, cioe' gli astri, il cielo e le stelle cadenti, piu' vicini al mistero. Il ciclico vorticare delle fasce di colore di vangogghiana memoria attorno agli astri ci trasportano su molte lune, che sono tutti gli infiniti pianeti della fantasia. E' una fantasia desueta e misteriosa, una fantasia stranamente energica e vibrante per un notturno. Le stelle fisse si dilatano di azzurri, quelle cadenti solcano il cielo in piu' dimensioni, quasi come piccoli capillari sprizzano vita.
Lo sprizzare si concretizza infatti sulla tela nelle puntinature, che fanno da contro altare alle roteanti pennellate sul ghiaccio. Il potenziale di direzione (verso il cielo) nella parte bassa (terrestre) del quadro e' affidata alle farfalle e alle chiocciole, che tendono ad un infinito, tanto alto quanto sintonicamente vicino (un unisono della natura e delle sue energie?), mentre nella parte alta tutto si stempera nelle pulsazioni dei cicli azzurri che si arrestano solo nei grandi tondi grigio-bianchi delle stelle-lune, che quasi inglobano e minimizzano con il loro silenzioso spessore gli altri astri cadenti.
Cioni espone qui il suo canto notturno, che di Leopardi ha forse tutto l'intimismo, la contemplazione e la meditazione del MISTERO della natura. Non c'e' pero' il pessimismo, perche' e' proprio nel momento in cui l'uomo contemporaneo riesce a fermarsi e a meditare, che puo' aprirsi ad esperienze sensoriali che lo aprano alle energie vitali piu' vere, alla bellezza, a DIO.
E' l'opera di un Cioni silenziosamente religioso, rinnovato, in cui tutti i suoi elementi piu' cari si riconciliano non piu' in un movimento giocoso, ma anche in una sinfonia di pause ed elissi. Il poeta argentino Jorge Luis Borges scrisse:
"La notte (...) ci piace perche', come il ricordo, sopprime i particolari oziosi". E Simone ci fa sentire una meditazione sulla potenza mai sopita del NATURALE anche di notte, dove il brulicare della vita e la bellezza delle cose inanimate tutte concorrono ad un'ARMONIA UNIVERSALE.
Damiano Tonelli Breschi

La pittura fantastica di Simone Cioni
di Gianluca Giunchiglia
Tratto da 'Arte a Livorno' n.4 2009


Simone CIONI scopre e si dedica all'arte nel 1997.
Inizia con lo studio classico della figura umana e la tecnica del disegno, vi si addentra omaggiando i grandi maestri del rinascimento. Dotato di particolari capacita' e curiosita' intellettiva e spirituale, continua la sua ricerca sperimentando le sue tecniche piu' varie, e unendole fra loro. Cosi avviene anche la sua "maniera', il suo stile, che e' in continuo movimento, in continua ricerca. In un primo tempo "vive" i paesaggi e le cose del mondo con una pennellata e dei cromatismi sempre piu' precisi e vicini al vero. Il suo sguardo e' sempre piu' attento nel riprendere i dettagli. CIONI diviene in questo sensa un acuto osservatore del mondo. La sua figurazione e' molto legata ai canoni realistici e il riferimento alla natura e' costante, in particolare nelle manifestazioni cromatiche dell'autunno. Si avvicina anche alla tradizione MACCHIAIOLA. Sono tentativi di una sua ricerca interiore, come se sulla tela cercasse la sua stessa personalita'.
Simone ClONI diviene cosi un pittore. II suo percorso va avanti. lncontra pittori, maestri, e partecipa a personali e collettive. Si confronta con il suo tempo e sente di dover ricercare uno stile personale. Frequenta la Fondazione TROSSI UBERTI di Livorno sotto la guida del maestro Ferruccio ROSINI, e in lui cambia qualcosa. Acquisisce sicurezza e va oltre, verso se stesso.
Grazie all'insegnamento di ROSINI approfondisce la tecnica e il colore, cosi' da permettersi di padroneggiare la tela. Mano a mano, pur conservando la sua tradizione, accede ad un suo "motivo" fornendo ad esso unita' di senso. Egli sente di poter presentare cose nuove, perche l'uomo -dice lui- con la novita' si rallegra e da un senso di pace alla propria vita.
Sperimenta con la tecnica ad olio su compensato una serie di bozzetti quali 'Inno alla gioia', 'II Re delle farfalle', 'Verso la luna', 'Giro del mondo in 80 giorni', 'II pescatore', 'L'albero magico 1', 'Tutti insieme con la luce', 'Moby Dick', 'L'albero magico 2', 'La torre', 'Due torri', 'La casa dei desideri', 'II castello nel deserto', 'L'albero genealogico', 'L'arca di Noe'', 'Casotto di pietra', 'II Faro e le tre lune', 'Valzer sulla neve', 'Corsa campestre', 'Mondi impossibili', 'II nuovo mondo'.
In queste opere e' ben chiaro cio' che e' raffigurato. I contenuti si riferiscono sempre a tematiche a lui care, come la metafora delle farfalle che rappresentano le "ali" della liberta', gli alberi che sono la vita, l'acqua, l'ombra, i paesaggi notturni con le stelle, l'amore, e l'uomo nella sua condizione esistenziale. Cambiano i cromatismi, le forme, le linee ed i suoi punti, che acquisiscono una connotazione simbolista, pur conservando una figurazione con elementi di realta'. Come direbbe il filosofo HANS-GEORG GADAMER (1900-2002), le cose di Simone CIONI "sono degne di essere raffigurate in immagini, e si compiono nella lora essenza solo quando vengono rappresentate". Egli si immerge nell'immagine al punto di entrare in rapporto stretto con cio' che rappresenta. Si apre alia propria immaginazione, dando ai suoi quadri delle connotazioni fiabesche ricche di senso, capaci di conquistare chi guarda.
Di fronte ale opere di CIONI siamo costretti a dialogare con lui. GADAMER ha parlato di "gioco di alterna e reciproca partecipazione", e cosi e' stato anche per me. I suoi quadri comunicano e rendono possibile una comune partecipazione, che diventa una comprensione reciproca. Come afferma GADAMER "in un immagine si puo' vedere piuttosto cio' che e' altro rispetto al proprio, in cui questo proprio impara a capire meglio se stesso.
L'augurio che rivolgo a Simone CIONI e' di continuare in questa sua strada, per non smettere mai, attraverso la sua pittura, di aprirsi al dialogo con se stesso e con l'altro.

Realta', esperienza e fantasia nella pittura di Simone Cioni
di Gianluca Giunchiglia


Simone Cioni con i suoi quadri descrive un mondo vicino a quello delle favole che ci hanno lettoda bambini. Le immagini che egli ci offre sono quelle dei sogni ad occhi aperti di un bambino, e forse anche dei sogni che facciamo ma che purtroppo corrono via veloci perche' soffiati dal vento della coscienza. Il bambino che e' in lui e' diventato un uomo che non ha mai smesso di guardare fuori e dentro se' con l'ingenuita' di un tempo; un uomo che adesso fa tesoro della vita che scorre e delle sensazioni che vive.
Egli sviluppa molto la sua fantasia e cio' non viene a caso perche' fin dalla nascita non gli e' stato concesso di sentire. Col tempo Simone Cioni amplifica gli altri sensi, primo fra tutti la vista. e' abituato a leggere le labbra dell'altro e a cogliere con sensibilit le emozioni del volto. Vive abitualmente un silenzio che altri non possono vivere, se non dopo averlo cercato. Questo, da una parte, lo mette in una condizione di minor esposizione al caos della quotidianita' fatta di rumori assordanti e di stimolazioni uditive di ogni tipo. La musica pero' puo' ascoltarla, grazie all'evoluzione della scienza che gli ha consentito apparecchi acustici. Da essa infatti ne trae giovamento e ispirazione per alcune sue opere, come ne 'Un mondo nuovo' dove una coppia di innamorati balla il valzer sotto le note di Strauss.
Si e' detto che la pittura di Simone Cioni fa perno sulla fantasia. Ma che cose' la fantasia? Ci viene descritta come quella facolta' della mente che trova le sue fondamenta nell'immaginazione. e' la capacita' di dar vita a immagini interiori, a rappresentazioni, che si distinguono dalle percezioni per il fatto che non corrisponde loro un oggetto esteriore. Guardando la pittura di Simone Cioni notiamo subito delle rappresentazioni che non sono la copia dell'oggetto esteriore, reale, ma ne traggono fortemente ispirazione. Realta' ed irrealta' si intrecciano, per cosi' dire.
I soggetti messi in scena sono ben riconoscibili, come le cento, mille farfalle disegnate e poi colorate minuziosamente per rendere omaggio alla loro simmetrica bellezza; le case, gli uccelli, i pesci, la figura umana sono raffigurati nella loro essenzialita'; e altre forme che stilizzano la realta', prendendone solo spunto. Si vedono il cielo con i suoi venti; la terra con le sue spiagge, colline e altopiani; il mare con le sue grandi e piccole onde; e non ultimo, l'albero con la sua forza. L'intervento del colore si unisce a delle forme fantasiose con giochi di onde e spirali che ricorrono come motivo principale nelle sue opere.
La fantasia da' a Cioni la possibilita' di creare cose belle da vedere, che mettono pace, armonia ed equilibrio. Egli ci comunica questo, almeno nelle sue opere che rappresentano il mondo diurno, dove c'e' la luce ma anche l'ombra. Mentre nelle rappresentazioni notturne, ci sono le stelle, la luna e le farfalle (sempre presenti), e si sente un po' d'inquietudine, forse un malumore, forse la nostalgia del giorno che e' passato. Nei suoi quadri sogno e realta' coesistono.
Cioni grazie alla sua pittura fa un passo indietro e uno in avanti, cio' ricorda la sua infanzia e desidera un mondo futuro migliore di quello presente, sicuramente piu' vicino alla natura e piu' attento all'umanita' delle relazioni. La sua fantasia agisce direttamente sul ricordo ma abbraccia anche l'attesa rivolta al futuro, e tra questi limiti si muove in piena liberta'. Simone Cioni dipinge tenendo in mano le proprie emozioni, i propri stati d'animo del momento presente. Le sue opere nascono grazie a sentimenti istantanei, passeggeri che lo raggiungono tramite parole e immagini. Ecco che lui ne approfitta subito per fermarli sulla carta con la matita. Sono disegni che riprendera' piu' tardi nel suo studio, per ampliare e dare contesto a quelle prime impressioni. E sara' proprio il contatto con le sue intime emozioni a dare anima ai suoi quadri. E' come se la fantasia a cui ricorre, lo facesse creare e insieme crescere come uomo.
Gianni Rodari, nella geniale 'Grammatica della fantasia' (1), sostiene che attraverso lo sviluppo di un atteggiamento creativo si forma l'uomo completo, indipendente e libero; quell'uomo capace di mutare la societa' proprio perche' sa usare la propria immaginazione. La sua radice sempre la realta', il suo punto di partenza e' l'esperienza. Per essere creativi e' necessario incrementare lo sviluppo della fantasia, di forme d'immaginazione autonoma, in modo da colmare il vuoto interiore. La creativita' e' quindi identica al pensiero divergente, capace di rompere gli schemi dell'esperienza, di rifiutare il codificato, di affrontare il fluido, di risolvere problemi e di ri-leggere e rovesciare il consueto e il normale. La disposizione creativa nasce nell'infanzia, potenziando in essa l'immaginazione e la liberta' fantastica. e' quella disposizione cui ricorriamo in eta' adulta per realizzarci nelle arti, nello spirito.
Gianni Rodari ci aiuta a capire anche l'esigenza di un pittore, ovvero il bisogno di realizzare la propria arte affidandosi allo sviluppo della propria immaginazione. Cioni ci parla di novita' dicendoci che 'l'uomo con essa si rallegra e da' un senso di pace alla propria vita'. Infatti la creativita' si accompagna alla gioia, a quel sentimento che nasce subito dopo aver creato qualcosa che un attimo prima non esisteva. Cioni e' in stretto contatto con il bambino che e' stato, e lo fa lasciando che esso parli all'uomo che egli e' diventato. In questo senso il nostro pittore riaccende dentro se' l'esperienza del passato, fatta di dolore e gioia, di nostalgia e sentimento, per realizzarsi nel qui ed ora attraverso i colori e le forme cosi' tanto ricche del suo mondo interiore. La visione di Simone Cioni e' dunque un messaggio che si trasforma in un dialogo con lo spettatore, ma e' anche e soprattutto un modo per dire cio' che egli ha dentro e come questo si generi a contatto con la societa' odierna. Sicuramente la lettura che egli fa della societa' non e' ingenua ed oscurata. e' un mondo troppo preso dagli affari e dalla tecnica, e poco dall'umanita', dalla cura di se', dell'altro e della natura. Cioni si pone domande e le pone all'altro tramite la sua opera. Vuole provocare, e perche' no, anche irritare, ma ponendosi sempre con un atteggiamento di umilta', esponendo la sua opera ad ogni sorta di critica e magari di riflessione.
Il mondo che Cioni vorrebbe ce lo descrive con i suoi toni caldi, oppure freddi ma sempre delicati, con le sue forme morbide che uniscono la terra all'aria, le persone alle persone, le cose alle cose, fornendo cosi' un'armonia al tutto. Nei suoi quadri ci sono animali delle diverse specie, farfalle, chiocciole, balene e gabbiani interagiscono in ogni luogo e in ogni vita. Ci sono nuvole che si muovono insieme ai mari, alle colline e agli alberi, e ne assorbono le forme pur mantenendo i propri colori e 'sentimenti'. Il verde primavera riluce nelle onde del mare ne 'La fuga delle sirene', mentre attorno si trascorre la vita tra il sapore del sale e il calore del sole.
L'autore si sofferma sul colore, ne studia le infinite gradazioni e abbinamenti, ne sperimenta gli usi e i miscugli, per illuminarne alcuni e crearne ombre con altri. Ci dice che 'i colori sono tanti e da scoprire'. Osservando i suoi bei quadri si vede come taluni verdi, per esempio, diano piu' sul giallo o sul blu a seconda che si avvicinino al cielo o alla terra. Anche le gradazioni del viola ricorrono sovente, con i lilla e i viola grigiati che s'inseriscono morbidamente, come nelle case sopra gli alberi e le lontane colline di 'Mondi impossibili': alberi che hanno in se' l'anima del legno e del tempo, permeati da venature di mistero, segnati da linee ricurve fatte di chiaro-scuri, forse intrisi di sofferenza ma forti da sostenere chiome color ocra e terra di Siena, sopra i quali spuntano case incantate del colore dei fiori. Anche quando l'albero e' morto e l'uomo ne dispone per se', anche qui, esso serve a sostenere; come ne 'Il bagnino', dove l'uomo sta in piedi su una casupola di legno a salvaguardare i bagnanti mentre una vela passa all'orizzonte. Talvolta il bianco si unisce alle tonalita' piu' marcate, fornendo loro maggiore leggerezza. I colori caldi, della tonalita' dell'arancione rappresentano quello che per Cioni e' il cuore della sua pittura, 'cio' che le da' anima' - come dice lui -, infatti lo utilizza a piccole dosi per dare stabilita' ad ogni suo quadro e sicurezza a se stesso. Un esempio lo si vede ne 'Il mondo nuovo', dove i tetti delle vecchie case esposte al sole si tingono di un arancione che da' sul giallo, lo stesso colore della farfalla, simbolo della liberta', tanto cara all'autore.
Sartre ne 'L'immaginario' (2) sostiene che l'immaginazione ha un potere 'irrealizzante' nei confronti delle cose, tale che attraverso essa si realizza la capacita' della coscienza di andare oltre la materialita' e quindi di esprimere la propria liberta'. Le farfalle, i mari, i cieli, la terra, le case e la vita umana rappresentate sulla tela da Cioni vanno oltre la materialita', comunicando con il contesto di colori e di forme la sua idea di liberta'.
La sua pittura si ancora alla fantasia che ha come base la realta' e l'esperienza. E' una pittura che nasce da quell'immagine, dettata dal pensiero e dalla mente, riferita a cio' che si e' vissuto o si vorrebbe vivere e dunque ci immaginiamo che sia.
La pittura di Simone Cioni e' l'espressione di un sentimento che nasce dall'anima che incontra la vita.
Livorno, 18 settembre 2009
(1) Rodari Gianni (2001), Grammatica della fantasia.
Introduzione all'arte di inventare storie. Einaudi, Torino.
(1) Sartre J-P. (1936), L'immaginazione.
Idee per una teoria delle emozioni. Bompiani, Milano.

Simone Cioni, "IL BAGNINO", 2009, Olio su Tavola
Livorno, Collezione dell'artista
di Damiano Tonelli Breschi


"UOMO LIBERO, SEMPRE AVRAI CARO IL MARE" disse Charles Baudelaire.
E in questa piccola tavola il Cioni del 2009 ci regala nuovamente la sua essenza naturale, per lui cosi' strettamente connessa all'essere umano, aggiornata con un nuovo e piu' controllato stile pittorico.
Per essere un'opera cosi' piccola e' in realta' una grande opera, dati i suoi numerosi protagonisti. Il titolo ci suggerisce di iniziare il nostro percorso ri-creativo dal bagnino che, di spalle, guarda lontano. Anche se lui si ritrova esattamente al centro dell'opera, abbiamo pero' la sensazione che ci siano altri freschi protagonisti: se nelle opere del 2006 il colore era fondamentale, qui si unisce ora la linea, una linea che controlla e ridimensiona il reale attraverso il bidimensionale. Ci sono di fatti tre piani cromatici ineguali nelle dimensioni, ma che si richiamano grazie ad un sapiente gioco di tonalita' cromatiche. Il bagnino brilla di colori forti e chiari, come del resto la cabina di osservazione sulla quale posa al margine. La barca a vela chiara bilancia lo squillo della bandiera rossa in alto a destra.
Il bambino di spalle e' in stretto rapporto con la chiocciola, il tutto posa sul primo piano cromatico, quello della sabbia, sul quale e' sovrapposto (nel senso bidimensionale del termine), quello blu del mare, sul quale domina a sua volta quello azzurro del cielo. Non c'e' profondita', ma sospensione. Se il mare del Cioni e' un non-luogo temporale che trova il suo richiamarsi al reale solo se pensato come ricordo fresco e lontano, il bagnino addirittura guarda oltre. Un orizzonte che, ovviamente, non c'e'. E' cosi' che il nostro occhio, guidato adesso dalle tonalita' cromatiche, si sposta sugli altri elementi del quadro, solo apparentemente secondari. La dimensione del ricordo d'infanzia attinge da un campo semantico-pittorico che richiama la freschezza, come se anche il vento fosse davvero uno dei protagonisti dell'opera. Abbandonandosi al gioco al quale con sapienza ogni volta Simone ci invita, si ripercorrono a ritroso tutte le sensazioni che il mare ci da' a livello sia emotivo che sensoriale.
Ed e' attraverso questi elementi che il pittore partecipa ad una sorta di astrattismo tutto suo, quindi autentico, nel quale prendono forma le lontane eco del reale. Il suo non e' un filtrare, ma un giustapporre di elementi straordinari che portano l'osservatore a VIVERE la pittura. La vita sta nella LIBERTA' di un bambino-Simone che, girato verso il mare, lo guarda; la sta anche nella coloratissima chiocciola-palla dietro-sotto al bambino. La vela-tazzina, poi, ci porta lontani, facendoci cullare dalle onde-ciuffi. Il colore si dispone sulla tavola a ciuffi, appunto, cioe' solide pennellate che qui magistralmente rinfrescano e paradossalmente scompongono i soggetti. Il sottile piacere di approcciarsi ad un'opera come questa e' lo stesso di quando si va al mare, anche solo con la fantasia.
Nel frattempo Simone Cioni dimostra di avere fatto un passo avanti da un punto di vista stilistico, mantenendo pero' inalterata la primigenia potenza evocativa del colore. La poesia e il simbolismo tipici di Cioni ci sono tutti. Subentra forse un non so che di equilibrata liberta' compositiva che si concretizza, non solo in un diverso tipo di pennellata, ma anche in una maggiore consapevolezza filosofica che fa capo ad un' amore per la vita, intesa come fenomeno naturale, veramente sentito ed entusiasta.
Simone Cioni ci regala una pittura in cui la natura riesce ad essere ad un tempo romantica e postmoderna, pensando forse a de Montagne, che nei suoi Saggi scrisse: “"La natura non e' altro che una poesia enigmatica".
Damiano Tonelli Breschi